E' il più rischioso incidente dell'apneista, è la conseguenza di apnee prolungate. Viene causato dalla brusca diminuzione della PpO2 avviene soprattutto nella risalita in superficie del sub negli ultimo 7 metri, è determinato da errori di valutazione.
Prima di iniziare l'immersione l'apneista effettua una lunga inspirazione, le pressioni parziali dei gas tenderanno ad aumentare a livello degli alveoli polmonari per effetto del'aumentata pressione ambientale. Per la legge di Dalton, secondo cui ogni singolo componente di una miscela gassosa si comporta in maniera del tutto indipendente dagli altri, anche la PpO2 in immersione aumenterà con l'aumentare della profondità agevolando gli scambi gassosi e causando la sensazione di benessere che l'apneista avverte in profondità.
Adesso durante l'immersione una parte dell'O2 verrà consumato dall'organismo come rifornimento energetico di tutte le cellule e la PpO2 si ridurrà proporzionalmente e se giunge a valori al di sotto di 50 mmHg, l'organismo reagirà con un meccanismo di autodifesa, di fronte alla crescente ipossia,che è la sincope anossica.
Si tratta di un tentativo estremo dell'organismo di proteggere la funzionalità dei propri organi vitali (il cervello prima di tutti), cercando di contenere al massimo i consumi, specie quelli dei muscoli.
Ora se il soggetto sincopato riesce a respirare nuovamente una volta emerso la situazione di pericolo verrà risolta, ma ben più grave sarà la vicenda se la respirazione riprende in acqua, difatti questo tentativo estremo di riprendere a respirare provoca l'entrata di acqua nei polmoni con conseguente annegamento.
Pertanto è opportuno non forzare mai le immersioni e non immergersi mai da soli.
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